Quella fonte afrodisiaca de l’Avucatt
storia incredibile ma vera raccontata da Giorgio Roncari
Questa è la più inverosimile storia che potesse
capitare ad un paese in qualsiasi latitudine, una vicenda divertente successa
agli albori del terzo millennio che, se non fosse vera, difficilmente si
sarebbe trovata una mente capace di partorirla.
Tutto cominciò a metà degli anni Ottanta, quando
Armando Roncari, penna gradevole e
garbata di casa nostra, sorpreso dall’apprendere che un’analisi batteriologica
ne decretava la non potabilità, dedicò una novella al 'Funtanin de l’Avucat',
quella caratteristica fonte posta fra le radici di un faggio sulla strada per
Cabiaglio.
Si trattava di quanto il Giuanin Viola, maturo
narratore di cose andate, raccontava nelle lunghe serate invernali passate
all’albergo ‘Corona’; ovvero che bere a quella sorgente era consigliato a chi
volesse avere figli e del come avesse convinto un ingenuo ciclista della
veridicità di tale affermazione. Si divertiva certo a riproporre un’antica e
obliata diceria popolare, similare, del resto, all’altra che voleva l’acqua
della Madonnina, un lenimento per i malati d’asma. Nel suo racconto, l’Armando,
per discrezione, cambiò i nomi: l’Avvocato fu mutato in Notaio mentre il
Giuanin si ritrovò nei panni del Cav. Bagaioni, stagionato perdigiorno.
Trascorsero un paio d’anni e, indirizzati dal
Municipio, due giornalisti, uomo e donna, si rivolsero al parrucchiere del
paese cultore di vicende locali. Dovevano compilare un inserto dove si
descrivevano i tesori nascosti dell’Italia minore. Parlarono del più e del meno
e del vecchio palazzo dei feudatari Litta, argomento che però non incuriosì
particolarmente i due inviati. Il discorso cadde allora, così per scherzo, sul
‘Funtanin de l’Avucat’ e sulle sue presunte qualità definite afrodisiache. A
sentire tale parola, i reporter drizzarono le antenne, cavarono lapis e notes e
presero appunti: “…ma dov’è…ma fa bene… ma lei la beve… e cosa ne pensa la
gente…” – “…sta in tale località… così dicono i vecchi… no non ne ho ancora
sentito il bisogno… è bello sapere che c’è…” e via di questo passo finché
furono soddisfatti.
Passarono alcuni mesi quando alla bottega del
barbiere fece capolino una giovane coppia un po’ timorosa mostrando un
opuscolo: “Ci hanno detto che lei può aiutarci – disse l’uomo –cercavamo
la fonte afrodisiaca ma nessuno sa dov’è.” Il parrucchiere, quasi dimentico
della storia, trattenendo a stento il riso, indicò la strada pregando i due di
far loro sapere se avesse funzionato. Potere della stampa e di li a pochi
giorni un’altra coppia si presentò dando così inizio alla leggenda e più
passava il tempo e più la gente si fermava a riempire bottiglie.
Era diventata ormai una fonte famosa tant’è che
ad un certo punto anche ‘Italia 1’ chiese di poter fare un servizio televisivo
ma il sindaco, responsabile in prima persona e timoroso dal fatto che l’acqua
continuava ad essere ‘batteriologicamente impura’, declinò l’invito. Le sue
apprensioni arrivarono fino a progettarne la chiusura, se non ché, una delibera
della gestione del Parco Campo dei Fiori, la includeva nei suoi monumenti
naturali da proteggere. Ne seguì un articolo di ‘Varesenews’, giornale on –
line, nel quale veniva riportata una divertita intervista al barbiere del
paese.
Fin qui era giunta la storia, ed era già molto,
se non che ci si mise la scienza ad indagare. Infatti, un giorno poco prima del
Natale 2002, via telefono, la Dott.sa Gorini giovanissima biologa
dell’Università dell'Insubria di Varese, interpellò sempre lo storico
parrucchiere per via di quella misteriosa fonte eccitante nelle vicinanze di
Cabiaglio. Stava collaborando col Prof. Armocida, docente nonché storico
stimato, per verificare in laboratorio la veridicità dell’antica leggenda,
accennata anche in un manuale di fine Ottocento. Quanto prima avrebbero
presentato i sorprendenti risultati delle analisi ad un convegno di acque
sorgive in programma a Firenze.
E così fecero ma non avevano fatto i conti coi
giornalisti i quali, costatata la quasi unicità delle qualità della fonte ma
soprattutto per l’argomento pruriginoso, si buttarono a pesce sulla notizia. Il
primo a parlarne fu il ‘Corriere della Sera’, il massimo quotidiano del paese
che il 12 gennaio 2003 fece sapere all’Italia intera che l’acqua della “…
fonte della virilità di Cuvio era ricca di un mix di minerali compatibili con
effetti afrodisiaci fino a una quantità di 12 microgrammi per litro…quali sali
di litio, zinco e selenio, elementi in grado di rallentare l’invecchiamento
dell’organismo e sostenere il desiderio”. Tre giorni dopo fu la volta de
‘Il Giorno’ a parlare di acqua che fa miracoli e di li a poco arrivò una
troupe di ‘Verissimo’, la rivista giornaliera di ‘Canale 5’ la quale, assieme
alla Dott.sa Gorini, intervistò, facendo non poca confusione, la gente di
Cabiaglio.
Al Municipio di Cuvio i telefoni divennero
roventi perché, contrariamente a quanto affermato nel servizio televisivo, la
sorgente continuava ad essere non potabile. Telefonarono un po’ tutti; la Asl
di Cittiglio che esigeva chiarimenti; giornalisti che chiedevano interviste ed
il Gabibbo che voleva uno scoop probabilmente per divertirsi. Il sindaco Furigo confuso, all’inizio smentì ogni cosa ordinando d’urgenza un’analisi, che
confermerà la contaminazione, poi, nelle successive insistenti interviste, si
limitò a ribadire con decisione la non potabilità dell’acqua accennando solo di
sfuggita i presunti effetti eccitanti: del resto come potevano essere smentiti
i risultati dei laboratori universitari?
Di lì a poco si fece vedere la Dott.sa Gorini per
conoscere gli sviluppi rimanendo perplessa nell’apprendere l’impurità della
fonte. Questa bella ricercatrice varesina, assurta alla notorietà quasi per
gioco, verrà poi contattata, per una serata al ‘Maurizio Costanzo Show’ assieme
al Prof. Armocida. Non ne venne fatto nulla perché, dopo vari tentennamenti, i
due ricercatori non se la sentirono di affrontare il palcoscenico ma ugualmente
una collaboratrice dell’entourage del noto anchorman, contattò il barbiere di
Cuvio per conoscere particolari e curiosità sul paese nonché le reazioni
divertite della gente.
Nei mesi successivi si scatenarono i mass media.
Arrivarono troupe televisive: ‘Rai 3 Regione’, la ‘Televisione Svizzera
Italiana’, ‘Tele Lombardia’, ‘Rete 55’ e altre emittenti locali. Quotidiani
settimanali e riviste varie riempirono pagine e pagine su questa vicenda; ne scrissero
‘La Stampa’, ‘Stop’, ‘Grand Hotel’, ‘Visto’, ‘Ticino Oggi’, ‘Varesenews’,
‘Viversani & belli’, ‘Come stai’. Articoli più o meno impegnati apparvero
su ‘Terra e Gente’, pubblicazione annuale della Comunità Montana della
Valcuvia, su ‘Lombardia Nord Ovest’, periodico della Camera di Commercio di
Varese. Chi, invece stranamente, non ne ha mai parlato è stata ‘La Prealpina’.
Per descrivere le qualità della fonte, citata
anche come ‘Signorina’ “per via della singolare posizione del zampillo
d’acqua, sgorgante fra due immaginarie gambe di donna”, vennero usati gli
aggettivi più disparati e roboanti: afrodisiaca, miracolosa contro l’impotenza,
della virilità, della fertilità, purificante, curativa, al viagra, terapeutica,
elisir d’amore, e fin anche “miscuglio esplosivo per garantire successi fra
le lenzuola”. Vennero contattati i più svariati personaggi, da Jerry Calà a
Lando Buzzanca ad Andrea Roncato. Si cercarono anche giudizi di medici e
specialisti i quali, in generale, mettevano in risalto più l’effetto placebo,
ossia la suggestione occulta della credenza popolare che non quello delle
proprietà minerali, sali presenti in quest’acqua in micro quantità tanto da
doverne bere delle cisterne prima di ottenerne un eventuale effetto. Ne parlò
anche la rivista ‘XL – Extra Large’, bimestrale patinato del Varesotto, che
fece un bel servizio nel quale si intervistava il “parrucchiere di Cuvio,
appassionato di tradizioni e storia locale“ nel quale veniva finalmente citato
l’ipotetico Avvocato che diede il nome a questa incredibile sorgente. Si
trattava quasi certamente di “Giuseppe Napoleone Maggi, classe 1806, della
rinomata casata cuviese, avvocato e pretore di Sarnico e Gallarate nonché,
presidente delle Corti d’Assise di Milano e Pavia dal 1862.”
Non si può dimenticare poi il traguardo volante
predisposto dalla Pro Cuvio davanti alla fonte, durante la ‘Chiappucci day’,
maratona ciclistica per amatori disputata nell’estate 2003, e tra i premi al
vincitore, non poteva mancare un’ampolla del prezioso liquido; un modo
simpatico e divertente per celebrare anche in paese l’inconsueta scoperta
dell’acqua afrodisiaca. Così come tre anni dopo, sempre la Pro Loco, volendo partecipare alla Fiera di Luino per farsi pubblicità (e divertirsi) non trovò di meglio che offrire ai visitatori un bicchiere della portentosa bevanda e siccome a servirlo c'erano due belle ragazze del paese in minigonna, ne andarono parecchi litri.
E così, cominciata con un ciclista credulone,
questa storia termina con un ciclista trionfatore con l'aggiunta delle miss... Beh! finisce per modo di
dire, perché, ogni tanto, qualche cronista curioso si fa vivo, magari nei periodi estivi di particolare calura, non trovando di meglio che riparlare di questa nostra 'sorgente quasi miracolosa'.
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