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ERANO QUATTRO AMICI AL BARISUN

ERANO QUATTRO AMICI AL BARISUN

cronistoria semiseria di una partita di calcio raccontata da Giorgio Roncari

Va che ghè chì ul giurnalista” mi aveva salutato il Nino Pancera, il sindaco di Cuvio, vedendomi entrare all’albergo del Barisun; il vecchio albergo, quello che, passato il piantone e il cancello, trovavi subito il bar nella prima saletta a destra. Si divertiva a chiamarmi così, il sindaco, perché scrivevo le cronache degli avvenimenti del paese e i resoconti dei consigli comunali che, in quegli anni, pubblicavamo sul ‘Ropp de Bupp’, il mensile oratoriale del paese.
Saranno passati ormai 30 anni e non so neanche più cosa c’ero andato a fare al Barisun, forse solo per un caffè. A un tavolo, assieme al Nino, c’erano l’Angiulin Savin il fotografo, il Tugnett Bianchi e l’Ugo Barisun il proprietario dell’albergo, i dirigenti del mitico Uesse Cuvio Calcio di un quarto di secolo prima.
Fèrmes che ghemm ‘na bela storia de cuntatt sù, che un quai dì, pöö, te la scrivett.”
Sentiamo questa storia” dissi sapendo quanto al Nino piacesse stupire nel suo parlare di cose passate, gonfiando magari un po’ ad arte i particolari.
Te non lo sai - cominciò
- ma ‘na volta chi a Cüvi ghè nì a giügà ‘na squadra de serie A.”
“La madonna -
feci stupito - nel nostro campetto lungo e stretto?”
Sicür! - saltò su, come punto da una vespa, il Giulin Savin, altro elemento che in quanto a sbalordire con le sue trovate non gli mancava niente - In del noster campett che ghe chi a Cüvi! Propi!”
Vedi che non sai nulla - mi apostrofò l’Ugo Barisun che quando voleva essere persuasivo parlava anche l’italiano – era il Legnano… che ann l’eva Nino?”
“L’eva che l’ann che ghem vendù l’Anessi… peta…evum pena fai sù ul camp spurtiv…” cercò di ricordare il Nino.
Cinquatacingh” disse l’Angiulin
Cinquantases - precisò l’Ugo – che partidona…”
Cinquantaset – stabilì il Nino – e abbiamo vinto!”
Adess esagera mia – intervenne il Tugnett Bianchi che dei quattro era quello più attendibile – èm perdù e mi gò a cà ancamò ul toch de la Gazzetta.”
L’hanno scritto sulla Gazzetta? L‘Uesse Cuvio sulla rosea?” chiesi stupito.
Sicur” dissero tutti e quattro all’unisono.
Poi il loro parlare divenne un sovrapporsi di memorie e un rincorrersi di particolari che a fatica riuscivo ad afferrare.
Par nüngh giügava ul Roi in porta che l’eva de Lüin … ul Murandin de Gimon la fai l’autogol … gheva chi tanta de chela gent … ul Roi l’ha giugà anca in dul Milan ma l’eva matt … sèvum nai anca a töö ul Ferrario e ul Cometti dal Lüin … l’Anessi l’eva de Gavirà e l’eva un bel mastin … par nüngh là segnà ul Pitin de Cöögh … te prendi nota … par loor gheva ul Santagostino che l’eva vinciù ul campiunà cul Milan … gheva la mota de l’asilo che la pareva un furmighè … gheva anca ul Caprile che l’eva stai in naziunal … chi l’eva l’arbitro? … a la fin l’à giügà anca ul Zanzi … te prendi nota… e ul Cavona che l’eva un fiöö…” e via di questo passo entusiasmandosi ed esaltandosi di questi ricordi, esortandomi ogni tanto a prendere appunti.
Cercai di fare un po’ di chiarezza con qualche domanda ma vedendo impossibile mettere ordine in quella rüsümada di parole li lasciai parlare a ruota libera per un bel po’ cercando di fermare nella memoria quanto più mi fosse possibile, finchè mi scusai “… ma devo proprio andare.”
Togno – disse il Nino – portaci là la Gazzetta al giornalista che poi lui ci ricama su un bel servizietto e lo mette su sul giornalino, che lü l’è bravo.”
Poi ci salutammo e la cosa rimase lì. Uno per volta, il Nino, il Tugnett, l’Ugo e l’Angiulin, se ne sono andati e quei ricordi svaniti con loro.
Per lo meno così credevo finché l’Emma, la moglie del Tugnett Bianchi, un giorno mi diede una cartelletta con alcune foto e qualche ritaglio di giornale tra i quali, con piacevole sorpresa, c’era lo spezzone della Gazzetta che, a firma di Giorgio Mottana, raccontava la partita di calcio Legnano-Cuvio giocata a Cuvio il 25 agosto del… ?! eh già, che anno era visto che il Tugnett non si era premurato di appuntare la data sul riquadro di giornale.?
Adesso sono curioso” mi son detto, e quando a me salta addosso la curiosità son capace di andare in capo al mondo per sapere.
Non ho dovuto viaggiare cosi tanto, solo fino a Milano presso l’emeroteca della Biblioteca Sormani dove conservano ogni tipo di giornale, o quasi, stampato in Italia. Ci volle un po’ di pazienza ma venni a capo del quesito: era il 1957. Mi fermai quindi a Varese e trovai l’articolo anche su ‘La Prealpina’.
Ora la possiamo raccontare” dissi rivolto al cielo come per rassicurare i quattro amici del Barisun che senz’altro si stavano domandando perché il ‘giornalista’ non aveva ancora ‘buttato giù’ qualcosa della loro bella storia.
Dunque: nel ’55 a Cuvio avevano costruito il campo sportivo ‘Franco Mosca’, fino ad allora la squadra giocava nel piccolo rettangolo di Canonica. L’entusiasmo fece lievitare la qualità della squadra che giocava in II Categoria, e che trovò il principale sponsor nel sindaco di allora, Umberto Garzonio. Avevano messo su una bella squadretta, dinamica, dal gioco aperto, un po’ garibaldina che vinceva entusiasmando i litigiosi tifosi del paese. Il fiore all’occhiello era Vittore Anessi di Gavirate che a centrocampo faceva la differenza. Su quel biondino dai piedi buoni, dal gioco robusto, grande macinatore di campo, mise gli occhi il Legnano, società blasonata che agli inizi degli anni Cinquanta si era altalenata fra campionati di A e B.
Anessi fu venduto ai lilla con la clausola di un’amichevole precampionato a Cuvio e la partita si giocò l’ultima domenica d’agosto del ‘57 fra una folla enorme di sportivi, locali e villeggianti che allora affollavano numerosissimi i nostri paesi: ‘spettatori 1000 circa’ scrisse la Prealpina. Gli spazi ai bordi del campo erano letteralmente invasi, mentre la motta che lo rasentava, sembrava la ‘tribuna distinti’ di S. Siro.
Nei giorni precedenti tutti furono presi da un’elettrica allegria. Chi più ne sapeva, raccontava che nel Legnano giocava il Santagostino che aveva vinto lo scudetto col Milan nel ‘51, ma c’era anche il Caprile che il campionato l’aveva vinto con la Juve nel ’52 e aveva anche giocato in Nazionale. In effetti, Aurelio Santagostino ed Emilio Caprile erano i campioni di quel Legnano un po’ in affanno che proprio quell’anno era retrocesso in C e si era trovato trascinato nel ‘Caso Padova’, una pseudo combine durante la partita tra Padova e Triestina (nulla di nuovo sotto il sole).Ci piace immaginare gli sfottò tra villeggianti e cuviesi prima della partita: “Ghè mia de storia, ven dan vundes, segnerà anca ul purtee” potevano essere i commenti degli uni. “Vederem! Per nüngh l’è già asee fà gol” ci par di sentire i cuviesi, preoccupati che la previsione fosse anche troppo ottimistica.
Per cercare di limitare i danni, i dirigenti, i quattro amici del Barisun, erano corsi ai ripari chiedendo al Luino qualcuno dei suoi atleti più in vista. Arrivarono il difensore Ferrario, l’attaccante Cometti e soprattutto il portiere Roi, un gatto matto capace di parare due rigori in una partita e segnare quello della vittoria, ma anche di litigare spesso con gli arbitri.
Le qualità sportive di Gianni Roi sono state di indubbio valore tanto che nel ‘62, fu acquistato dal Milan e, si narra, l’anno dopo avrebbe dovuto difendere la porta rossonera nella finale di Coppa Intecontinentale a Rio de Janeiro contro il Santos, ma si giocò la carriera per le sue intemperanze che decisero Rocco a tenerlo fuori. Finì poi nella Nocerina dove vinse comunque il titolo nazionale Dilettanti.
Al fischio dell’ineccepibile arbitro Croci di Varese, le formazioni erano:
LEGNANO: Longoni; Sala e Panara; Parodi, Ghezzo e Lamera; Bocchio, Moretti, Ive, Santagostino e Caprile. Allenatore Zidarich. L’Anessi non c’era, nemmeno nelle riserve.
CUVIO: Roi; Ferrario e Ganna; Belfanti, Rossi e Buffoni; Gusberti, Cometti, Turuani, Peruzzotti e Morosi. Allenatore Sartorio, ossia l’Ugo Barisun, che sedeva in panchina col Nino, l’Angiulin, il Tugnett, ex portiere emulo di Sentimenti IV, e una mezza dozzina di riserve.
Sia la Gazzetta che la Prealpina narrarono l’evento perdendosi in mille considerazioni tecniche sul Legnano, limitando a descrivere quel che successe sul campo come ‘un salutare galoppo di allenamento per il Legnano, contro una squadretta svelta che si batte con molto cuore in uno scenario da strapaese’.
E allora la rievochiamo noi quella partita sorprendente, ricamandola come piacerebbe al Nino e agli altri del Barisun.
Pronti, via e i lilla sono già in area. Un quarto d’ora resistono i dilettanti cuviesi, tra i boati del pubblico che sottolinea ogni azione, poi in quattro minuti due gol: al 13’ Bocchi e al 17’ Ive. Altro quarto d’ora e, al 31’, arriva il 3 a 0 per opera di Caprile, il campione ex juventino. Cuore e velocità pare non possano contrastare il talento. Qualcuno comincia a fare i calcoli: se una partita dura 90 minuti, 3 x3 fanno 9, forse riusciamo a star dentro i 10 gol. Per i rimanenti 15 minuti però i viola di casa, anche grazie a quel fenomeno di Roi che vola da palo a palo, tengono e così finisce il primo tempo.
Secondo tempo, visto il valore di amichevole dell’incontro (perché in quegli anni non erano ammesse sostituzioni) si fanno alcuni cambi in entrambi gli schieramenti. Per il Legnano entrano Cozzi, Viganò e Crespi. Per il Cuvio, Morandi al posto di Buffoni.
Il Legnano è sempre sotto. ‘Metà campo da vendere’ grida qualcuno. Ma il Cuvio resiste e i suoi tifosi cominciano a credere che goleada non sia. Passano, però, solo 16 minuti e Santagostino, il campione già del Milan, fa il 4 a 0.
I professionisti lilla tornano sotto per arrotondare il risultato ma i dilettanti viola chiudono ogni spazio. Corrono come matti da ogni parte, fanno un figurone, si battono come leoni, che si siano drogati? Il Legnano non riesce più a passare, forse sono appagati, però 4 gol al Cuvio sono proprio pochi. L’Ugo urla come un matto, gli altri si agitano sulla panchina. Il Legnano spinge ma non passa. Preme ma non segna. Anche i più scettici, le cassandre che ghignavano nei giorni precedenti, prendono a sostenere i ragazzi di casa. Il tifo si fa sentire. “Cù-viò-Cù-viò” cominciano a gridare in dieci, in cento, tutti, donne comprese anche se non capiscono niente di calcio. I lilla hanno il fiato grosso e ci vuole una beffarda quanto comica deviazione di Morandi per permetter loro di fare la quinta rete che salva un po’ la faccia. Siamo al 37’.
Oramai la partita è agli sgoccioli. Il Legnano controlla. L’Ugo ritiene di dare soddisfazione a Zanzi, il portiere titolare dei suoi. Roi esce fra gli applausi generali o come si direbbe oggi, ‘standing ovation’. Poi dà spazio anche al Cavona, ossia Giancarlo Simioni da Cavona, ragazzino di belle speranze che non sta più nella pelle.
Sembra finita ma, come nel vino buono, il gusto arriva alla fine. Azione dei viola che si avvicinano all’area legnanese come poche volte avevano fatto. Triangolo stretto e un terzino del Legnano tocca con la mano al limite. “Èns” è l’urlo del pubblico. (Allora il fallo di mano era definito così, una stopiatura dell’inglese ‘hands = mani’.)
L’arbitro fischia. E’ l’ultimo minuto. Morosi di Cocquio, detto Pitin, piazza con cura la palla. Siamo al limite dell’area. I difensori fanno barriera. Lo ‘stadio’ zittisce. Rincorsa. Cannonata mostruosa. GOOOL e viene giù la motta in campo.
E’ finita. 5 a 1.
Tutti si abbracciano. L’Ugo maserato come poche volte, il Nino che ha complimenti per tutti i suoi ragazzi, l’Angiulin che se solo avesse la macchina fotografica…, il Tugnett che gli pare esser tornato indietro a quando giocava lui e avevano vinto il campionato ‘Eccellenza’, tutti e quattro sono soddisfatti. “Èmm fai anca ul gol dela bandera, abbiamo salvato l’onore!”
Poi tutti a far la doccia all’oratorio, in cima alla scalinata, perché allora era un mondo così, si giocava novanta minuti e poi, prima di potersi lavare, si facevano trecento metri di strada e 88 scalini in salita, a volte anche a cazzotti. Dopo magari c’era un sanguis e una bicerada.
Signor sindaco come l’ha ricamata su questa storia il suo giornalista?

Giorgio Roncari

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