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E SULLA VALCUVIA SI SCATENO’ L’INFERNO

E SULLA VALCUVIA SI SCATENO’ L’INFERNO

E SULLA VALCUVIA SI SCATENO’ L’INFERNO

Il 23 agosto 1900 sull’intero varesotto si scatenò l’inferno, la più grave alluvione dell’epoca recente che provocò frane, inondazioni e crolli in ogni dove. La stampa locale e soprattutto la ‘Cronaca Prealpina’ per parecchi giorni si occuparono della grave situazione pubblicando ampi resoconti dei danni patiti. Fra le più colpite Varese, la Valmarchirolo, la Valtravaglia e la Valcuvia dove ovunque si contavano piante sradicate, campagne allagate, case rovinate, pericolosi smottamenti, ponti abbattuti e strade interrotte.

“A Gemonio le campagne sono tutte allagate, vigneti e frutteti distrutti, divelti dalla furia del vento numerosi alberi, distrutte viti e piante da frutto, crollato il ponte che porta allo stabilimento dei Fratelli Roncari. Allagati negozi, cantine, la cartiera ‘Fasana’ e i mulini.

…A Cittiglio il Boesio, straripava all’improvviso allagando le campagne circostanti, inondando in pochi minuti anche l’Ospedale: in breve l’acqua raggiungeva un metro di altezza. Subito vengono fatte sgomberare le stanze ed i poveri pazienti costretti ad uscire sotto la pioggia torrenziale avvolti in coperte. Interrotte le corse della ferrovia da Varese.

…A Laveno le acque dei torrenti hanno allagato la campagna che ha l’aspetto di un unico grande lago. Vicino alla stazione Mediterranea crolla il pontile in legno, una frana ostruisce la strada per Mombello. Danni rilevanti anche allo stabilimento della ceramica.

…Il territorio di Brenta fu praticamente risparmiato dalla furia dell’acqua e del vento, gravi invece i guasti segnalati a Casalzuigno, dove i torrenti trascinarono in paese una grande quantità di ghiaia, massi e tronchi d’albero. Anche il torrente Marianna ruppe gli argini distruggendo le rogge dei mulini. L’acqua impetuosa riuscì persino ad abbattere i muri di sostegno, tutto travolgendo e trascinando con sé: per avere un’idea della sua forza, basti dire che una giovenca che si trovava a pascolare sui monti di Arcumeggia venne trascinata fin quasi al fiume Boesio… Ad Arcumeggia la strada che mette a Casalzuigno, ancora in costruzione, è stata in gran parte distrutta.

…Danni ancora maggiori a Vergobbio, dove il torrente San Gottardo
(il famigerato Torriggione) che scende da Duno, in località S. Anna, atterrò un ponte in muratura, portando con sé grossi macigni: il torrente ora ha cambiato alveo lasciando ben poche tracce del suo antico percorso.

…Lungo la strada da Vergobbio a Cuvio si è formato una specie di torrente che si teme possa causare nuovi allagamenti in caso di ulteriori temporali… per cui i Cuviesi ed i Vergobbiesi, armati di picconi, zappe e badili ed intenzionati entrambi a deviarne il corso oltre i propri possedimenti, diedero vita ad un’accanita discussione, e per evitare scontri diretti furono chiamati i Carabinieri ed il Vice pretore avv. Massimo Sangalli il quale, sedati gli animi alquanto alterati, si appellò alle disposizioni del diritto sentenziando che l’acqua dev’essere lasciata andare per il suo corso naturale e non deviata a piacimento.

…In Valganna e Val Marchirolo, il Margorabbia e il lago di Ghirla hanno allagato i terreni confinanti trasformandoli in un grande specchio. La strada provinciale da Ghirla a Cunardo è in pessime condizioni: due piccoli torrenti che scendono dal declivio di Fabiasco hanno distrutto due solidissimi ponti in muratura e la ripida strada proveniente da Bedero Valcuvia è convertita in un vero e proprio fiume fino a Ferrera.

Grantola è certamente fra i più colpiti; molti i muri franati, quasi tutte le abitazioni allagate, completamente distrutto il ponte sulla Grantorella… Distrutti i ponti di Ruera (l’odierna Riviera), del Cucco, di Bonera, di Castendallo.. … Anche Montegrino piange: i due mulini di Roverpiano sono stati letteralmente spazzati via dalla furia delle acque insieme ad una vicina costruzione.

Fortunatamente quel disastro non causò morti, ma la polemica infuriò aspra contro il Genio Civile e la Provincia perché gli aiuti tardarono ad arrivare ed ogni paese dovette arrangiarsi da sé. Gli amministratori locali e il Consorzio del Carreggio accusarono i due enti di essere sempre stati latitanti ai solleciti da tempo avanzati per un intervento di riassetto agli argini dei fiumi. Vergobbio e Casalzuigno, che erano i paesi più colpiti, inoltrarono suppliche di contributi per risanare le campagne, ripulire i fiumi e ricostruire strade, ponti e case; richieste alle quali le autorità risposero che “…Vergobbio, con un po’ di buona voglia può cavarsela da solo”, mentre nulla dissero a quei di Casalzuigno. Ma si sa, Como era lontana dalla Valcuvia.

A Cuvio non ci furono grossi danni però quell’alluvione fu motivo di riflessione sugli scavi appena cominciati per costruire una diga elettrica sul torrente Broveda, nei meandri della Valle Inglese. Nel vedere le tante distruzioni causate da quell’alluvione si generarono parecchi timori sulla tenuta dello sbarramento a un altro simile diluvio - e ne succedevano spesso – cosìcchè si preferì accantonare il progetto nella paura di un cedimento che senz’altro avrebbe causato un disastro per l’abitato e la gente.

(Da “Cuvio, la Valcuvia, i Valcuviani nella storia” di Giorgio Roncari, edito dalla Pro Loco Cuvio, Luinostamp 2003)



(giorgio.roncari@virgilio.it)
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